Cloud e Industry 4.0 operano in perfetta sinergia. Se infatti il nuovo paradigma dell’Industry 4.0 sta cambiando radicalmente gli impianti manifatturieri di tutto il mondo, il Cloud è il motore alla base della trasformazione in atto.
La quarta rivoluzione industriale, infatti, si sviluppa sulla spinta dell’Internet Of Things, così come la prima (fine del 1700) partiva dall’invenzione della macchina a vapore, la seconda (inizi del 1900) dalla produzione di massa, la terza (tra gli anni Sessanta e Settanta) dall’introduzione dei computer in fabbrica.
Come rivelano diversi studi, la “Rete delle Cose” è un fenomeno in crescita esponenziale: secondo Gartner, i dispositivi intelligenti (ovvero dotati di connettività e, in certi casi, di potenza computazionale a bordo) si posizionano a 25 miliardi nel 2021; il Politecnico di Milano, invece, evidenzia la netta espansione del mercato IoT italiano, che è passato dagli 1,55 miliardi di euro nel 2014 ai 3,7 miliardi nel 2017.
Giungendo a dati più recenti, lo stesso Osservatorio fa notare come in Italia ci siano attualmente 93 milioni di oggetti connessi e l’Industrial IoT sia un fenomeno in continua crescita: il 94% delle grandi aziende conosce le soluzioni IoT per Industria 4.0, così come il 41% delle PMI. Nonostante il divario sia ancora molto ampio, si nota comunque una riduzione del gap di conoscenza (-5%).
Ma gli smart devices, che generano o rilevano dati per trasmetterli attraverso la rete ai sistemi analitici, rappresentano solo la punta dell’iceberg dell’intero impianto IoT. Per un’azienda, il principale beneficio dei dispositivi intelligenti è l’immenso patrimonio informativo che mettono a disposizione, ma il dato grezzo rimarrebbe privo di valore senza la possibilità di essere pulito, organizzato, archiviato, incrociato e analizzato opportunamente.
I processi di Big Data Management and Analytics sono la chiave per estrarre dalle informazioni le evidenze utili al business e per liberare tutto il potenziale derivante dal dispiegamento dei dispositivi intelligenti all’interno delle fabbriche e lungo la filiera produttiva e logistica.
Tuttavia, per gestire ed elaborare il mare magnum dei dati IoT - che durante i processi analitici vengono incrociati e integrati anche con le informazioni provenienti dai sistemi aziendali (ERP, CRM e così via), dai siti di e-commerce e dal web in generale, dalle mobile app e dai social media - servono soluzioni ICT potenti e flessibili in grado di supportare adeguatamente le esigenze di calcolo, storage e rete.
Il Cloud ibrido si rivela un valido alleato per la costruzione di una solida infrastruttura per le applicazioni IoT, mettendo a disposizione l’intelligenza e un bacino scalabile di risorse per la raccolta, l’archiviazione e l’analisi dei dati.
Grazie al modello as-a-service, il Cloud ibrido fornisce un ambiente efficiente e ad alte performance tarato sulle effettive necessità di memoria e analisi dell’azienda, garantendo una gestione real-time di grandi moli di dati multi-formato e multi-source.
La potenza analitica garantita dal Cloud ibrido permette quindi di migliorare il decision making in velocità e accuratezza (fornendo rapidamente evidenze utili al business, basate su dati oggettivi), ma anche di raggiungere un più alto livello di automazione dei processi: ad esempio, in base agli insights ottenuti grazie ai dati IoT, è possibile autoregolare da remoto il funzionamento delle macchine industriali correggendo le eventuali anomalie riscontrate.
Il Cloud si presenta pertanto come il motore, il fulcro dell’intera infrastruttura IoT, che permette all’azienda di cogliere le opportunità derivanti dalla Big Data Analysis, abilitando le applicazioni intelligenti tipiche dell’Industry 4.0. Tra queste, si possono annoverare, a titolo di esempio:
Insomma, parlare di Industry 4.0 senza mettere come sostrato l’infrastruttura Cloud non avrebbe senso, pertanto prima di procedere all’implementazione di qualsiasi applicazione IoT bisogna effettuare un’accurata valutazione e preparazione dell’infrastruttura IT esistente, considerando in primis il dispiegamento delle risorse sulla nuvola.
Nel modello 4.0, i dati diventano l’elemento cardine della produttività. La loro mancata disponibilità, o peggio ancora la loro perdita, può significare fermi macchina e interruzione della filiera del valore. Bisogna quindi disporre di soluzioni resilienti, sicure e capaci di garantire la continuità operativa a prescindere dalle circostanze esterne: il cloud è la risposta ideale a queste necessità.
A prescindere dal modello (pubblico, privato o ibrido), il cloud è pensato per garantire affidabilità e resilienza. A livello infrastrutturale, innanzitutto, laddove i provider - pubblici e privati - garantiscono uptime elevatissimi e data center resilienti, ma anche come protezione dalle minacce cyber, un tema divenuto centrale anche nel mondo manifatturiero. Portare dati e applicazioni sul cloud vuol dire farli girare in ambienti sicuri e scalabili, dotati di tecnologie allo stato dell’arte che i provider introducono per ottemperare a norme sulla data protection che, a partire dal GDPR, non ammettono deroghe. Il cloud, infatti, permette di coniugare capacità di storage, workload dedicati e dashboard per governare le policy di protezione e retention dei dati all'interno di soluzioni chiavi in mano, tanto facili da attivare quanto da gestire.
Infine, nel mondo manifatturiero va affrontato il tema della sinergia tra IT e OT. Da un lato, infatti, la sempre maggiore centralità delle infrastrutture IT impone controllo e protezione continua dalle minacce informatiche, dall’altro la convergenza tra IT e OT impone di proteggere non solo i dati, ma anche i macchinari (OT) da minacce di sicurezza cui tradizionalmente non sono mai stati soggetti. Sotto questo profilo, il cloud aiuta le imprese a implementare le proprie strategie di cyber security attraverso soluzioni di vendor specializzati che verticalizzano la propria offerta sul settore manifatturiero e la rendono disponibile in modalità as-a-service.