Nell’ultimo decennio, il digitale è diventato un vero e proprio pilastro dell’ecosistema finanziario e assicurativo, determinando la costante crescita del fenomeno fintech in Italia.
Partiamo con un minimo di contesto. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, prima della pandemia un italiano su tre aveva già utilizzato almeno un servizio fintech o insurtech, rispetto al quale si dichiarava soddisfatto.
Come in tanti altri ambiti, le dinamiche imposte dalla pandemia hanno determinato un’ulteriore crescita del fenomeno fintech in Italia, che sta segnando una vera e propria rivoluzione all’interno di un mercato che per molto tempo ha investito poco in innovazione e più in sicurezza ed efficienza operativa. L’ingresso di nuovi player sul mercato, “supportati” da una normativa aperta all’innovazione (PSD2), da nuovi modelli di business, da tecnologie agili e customer experience ottimizzate, ha determinato un forte progresso nel settore finanziario, imponendo nuove dinamiche e rapporti – spesso di collaborazione – tra fintech/insurtech e incumbent. Il clima di incertezza connesso alla pandemia ha peraltro nascosto delle opportunità: il digitale sta, infatti, acquisendo più rilevanza nelle dinamiche dei privati e delle organizzazioni, e questo si riflette anche sui servizi finanziari, che grazie all’impiego di tecnologie innovative possono portare semplificazione, favorire l’inclusione e creare nuove catene del valore.
I dati più recenti dell’Osservatorio del Politecnico di Milano sembrano evidenziare l’avvio di una nuova fase fintech sorretta da un consumatore sempre più propenso a sperimentare servizi innovativi e, al tempo stesso, dotato di una maggiore educazione finanziaria. A titolo d’esempio, le funzionalità di pagamento via smartphone sono state già utilizzate dal 54% del campione, mentre il trasferimento di denaro via app ha raggiunto il 44%, con un incremento importante rispetto ai dati pre-pandemia citati in precedenza.
Nell’ambito dei finanziamenti, gli attori tradizionali (banche) mantengono la propria posizione di netto vantaggio ma, citando direttamente il comunicato stampa dell’Osservatorio, “la scelta delle banche come punto di riferimento principale nell’accesso a piccoli finanziamenti non va data per scontata”. La necessità di evolvere ulteriormente sul fronte dell’agilità e dell’innovazione è particolarmente sentita da tutti i player del mercato, soprattutto dai più grandi e consolidati. Nel frattempo, fa parte di questa nuova fase fintech la crescita continua dei canali bancari digitali, i cui utenti sono cresciuti del 12% nel primo semestre del 2021.
L’ecosistema fintech cresce ed è ora composto in Italia da più di 500 realtà, la maggior parte delle quali start-up (53%). Tra i limiti di questo ecosistema, che potrebbero essere risolti nella nuova fase fintech, vi è però una forte concentrazione dei fondi, dei capitali e degli investimenti per la crescita, che secondo l’Osservatorio sono ancora guidati da pochi attori. Per il futuro, si auspica una crescita maggiormente distribuita, onde evitare la formazione di un sistema a diverse velocità.
Il fintech in Italia è una certezza, ma non è un settore privo di sfide. Queste riguardano la sicurezza, l’impiego efficiente delle nuove tecnologie e lo sviluppo di modelli di business basati sulla valorizzazione/monetizzazione dei dati, stando sempre attenti alla compliance normativa, la cui centralità ha dato origine a un filone di soluzioni tecnologiche note come RegTech. Di seguito, alcuni trend e sfide che ci accompagneranno nei prossimi anni.
Semplificando, fintech è la rivoluzione digitale del settore finanziario. È il digitale che abilita i nuovi modelli su cui si regge il business, e come tale l’innovazione deve essere costante e continua. Big Data e AI devono far parte del vocabolario di ogni fintech, poiché da qui nasce la trasformazione dell’industry. L’utilizzo di AI e Machine Learning è già pervasivo in quest’ambito: prevenzione delle frodi, Robo Advisor, Virtual Customer Assistant, valutazione smart del rischio di credito mediante modelli predittivi, miglioramento dei processi tramite RPA (Robotic Process Automation) e molte altre fattispecie possono sfruttare appieno i benefici dell’analisi dei dati e degli algoritmi di AI.
Grazie al modello di Open Banking e a piattaforme PaaS (Platform as a service) dedicate agli operatori finanziari, le fintech possono far crescere il proprio business e sviluppare modelli innovativi integrando nuovi servizi nella loro offerta o permettendo ad altri di integrare i propri, in particolare ad altre fintech o agli incumbent del mercato, generalmente le banche. È da qui che nasce il paradigma banking as-a-service.
Estendendo l’osservazione a tutto il mercato finanziario (quindi non solo fintech), è palese che il (lungo) cammino verso il cloud da parte di banche e operatori tradizionali proseguirà anche nei prossimi anni. La maggior parte di loro ha già realizzato gli enormi benefici di un cloud journey in piena regola e comprendente anche i sistemi core, ma la normativa stringente alla base del settore (unita a una certa iniziale “diffidenza”, ormai superata) ha rallentato non poco il percorso negli ultimi anni. Abbracciare il cloud significa ridurre i costi, usufruire di tecnologie innovative, della scalabilità, abbandonare l’approccio monolitico delle applicazioni per passare a uno agile e modulare, accelerare il time to market e, soprattutto, migliorare l’esperienza dei clienti con nuovi prodotti e servizi. Così come lo è oggi, il cloud sarà un trend di spicco anche domani.
Garantire la sicurezza e la protezione dei dati resta la sfida numero uno del fintech in Italia (e non solo) e, più in generale, di tutto l’ecosistema finanziario, che è costantemente minacciato dal cybercrime. Frodi finanziarie basate su malware sempre più sofisticati, una crescita smisurata degli attacchi BEC (Business e-mail Compromise, che rientrano nel Social Engineering) e la noncuranza di norme di precauzione sono di fatto i pericoli maggiori. Agli occhi dell’end-user, fintech parte con un piccolo svantaggio a livello di fiducia rispetto agli operatori finanziari tradizionali, ma l’impiego di tecnologie di data encryption, autenticazione biometrica, analisi comportamentale e un vero e proprio arsenale di strumenti di difesa possono garantire estrema solidità.
Blockchain è sia una sfida che un trend: superata la (sola) associazione con le criptovalute, può rivelarsi centrale in svariate applicazioni, compresa la sicurezza del settore finanziario. Sfruttando accuratamente le potenzialità di blockchain, è possibile garantire trasparenza e resilienza alle transazioni e ai propri servizi, su cui costruire il proprio futuro.