Per comprendere appieno il rapporto tra time to market e cloud, partiamo da alcune ipotesi: nel 2022, quanto costa lanciare un prodotto in forte ritardo rispetto a un competitor? L’azienda quanto pagherà il fatto di non essere in grado di assecondare velocemente le esigenze di un mercato che cambia di continuo? Che conseguenze avrà l’incapacità dell’IT di soddisfare - in tempi accettabili - le esigenze del business in termini di nuove applicazioni e valorizzazione dei dati?
Alla fine, il concetto è semplice: il mercato iper-competitivo di oggi impone alle aziende non solo di sviluppare prodotti e servizi di qualità, ma anche di avere una business agility che permetta loro di migliorare di continuo, essere più efficienti, vicine ai propri clienti e alle esigenze del mercato. Di fatto, in questo modo si entra nel mare magnum dell’innovazione continua, e l’IT è il perno attorno a cui essa si sviluppa. Sono trascorsi anni da quando l’IT era la divisione che garantiva semplicemente la resilienza dei sistemi a supporto del business: oggi è ciò che spinge l’azienda verso nuovi traguardi, crea innovazione, accelera il time to market dei prodotti e servizi, massimizza la produttività e l’engagement dei dipendenti - si pensi anche solo allo Smart Working degli ultimi anni – e fa sì che l’azienda possa affrontare il mercato a testa alta. Ma tutto questo non è possibile senza cloud, e non è un caso che negli ultimi 10 anni le agende dei CIO siano state dominate dalla nuvola e dalle sue tante manifestazioni.
Cos’è il Time to market, un concetto cardine del business
Definiamo subito cos’è il time to market. Dietro a un’espressione molto comune nel mondo del business si cela uno dei principali indicatori di agilità, produttività e – in senso lato – di salute dall’azienda. Per definizione, il time to market è il tempo che intercorre da quando il prodotto/servizio viene ideato e il momento della sua effettiva commercializzazione, che passa attraverso diversi step come l’analisi del mercato, il design, la prototipazione, la produzione e la distribuzione.
Il concetto che sottende l’espressione time to market si applica a prodotti e servizi, materiali e immateriali: è time to market il tempo che va dalla concettualizzazione di un nuovo smartphone all’arrivo del prodotto sugli scaffali dei negozi, ma anche il tempo necessario per aggiornare o creare ex-novo una nuova applicazione a supporto dei processi interni o dei propri clienti, quindi del business in senso stretto.
Ridurre il time to market, facendo perno su un’infrastruttura scalabile e su tecnologie adeguate ad accelerare i processi di sviluppo è fondamentale per l’azienda perché le permette non solo di reagire a input di mercato (prodotti difettosi, richieste dei clienti) con velocità ed efficacia, ma anche di anticipare trend ed esigenze rimanendo sempre un passo avanti rispetto ai competitor.
Come accelerare il time to market
Le aziende si domandano da sempre come accelerare il time to market. Il tema ha diversi volti e sfaccettature. In ambito industriale, per esempio, accelerare il time to market può voler dire ridurre i tempi di prototipazione facendo uso della stampa 3D o accorciare i tempi di setup (o attrezzaggio) dei macchinari attraverso una corretta schedulazione gestita da un MES. Nel comparto tecnologico, accelerare il time to market può voler dire implementare un nuovo tool SaaS che agevola la collaborazione nei processi aziendali e accelera la commercializzazione del prodotto, oppure adottare ambienti agili di sviluppo applicativo, basati su svariati servizi già disponibili e su un’infrastruttura scalabile e disponibile on-demand. In questo modo diventa non solo più rapido correggere imperfezioni e aggiornare le soluzioni già presenti, ma anche costruire qualcosa di totalmente nuovo a supporto di innovativi modelli di business.
Time to market e cloud, una grande alleanza
Time to market e cloud sono dunque fortemente connessi, o meglio l’adozione del modello cloud rende l’azienda più agile ed efficiente a livello interno e quindi reattiva, veloce e allineata con le dinamiche del mercato.
Rimanendo in ambito IT, il cloud permette (per esempio) il provisioning e de-provisioning di nuovi server e infrastrutture IT in tempi quantificabili in minuti al posto delle settimane o dei mesi del modello on-premises tradizionale, e questo permette all’IT di soddisfare con estrema rapidità le esigenze del business, che a loro volta sono alla base della crescita aziendale. Possiamo affermare che, sotto questo punto di vista, il cloud accende il circolo virtuoso dell’innovazione a prescindere dal modello adottato, che sia privato, pubblico o ibrido, laddove quest’ultimo è riconosciuto come il meglio dei due mondi poiché garantisce la scalabilità del pubblico e il controllo dell’infrastruttura privata.
Time to market e cloud, come riorganizzare l’IT
Sono passati circa 10 anni da quando il cloud è diventato un elemento cardine delle strategie tecnologiche aziendali. Limitando il discorso al cloud pubblico, si parla di un mercato che nel 2023 dovrebbe raggiungere la cifra record di 500 miliardi di dollari partendo dai 229 miliardi del 2019 (fonte: IDC). Solo in Italia, il mercato vale (2021) 3,84 miliardi di euro, con una crescita del 16% rispetto al 2020.
Da sempre, il tema della riorganizzazione dell’IT in funzione del cloud non ha mai smesso di essere di attualità.
Durante la pandemia, le aziende hanno compreso che la portata rivoluzionaria del modello cloud ha un impatto sull’IT, ma anche che tutto ciò rientra in quel processo di innovazione che il cloud stesso porta in azienda. Rispetto all’approccio tradizionale, la semplificazione portata dal cloud, l’approccio software-oriented e l’automazione riducono senz’altro le esigenze di gestione dell’infrastruttura fisica. Tutte le attività legate alla gestione dell’infrastruttura vengono ora gestire da un provider, che ne garantisce la resilienza e permette la rifocalizzazione delle risorse IT – da sempre un bene scarso e preziosissimo di ogni azienda – su attività a maggior valore aggiunto, come lo sviluppo applicativo e la data analysis.
Le risorse IT possono così acquisire nuove competenze e, soprattutto, dedicarsi completamente all’innovazione, che significa accelerare lo sviluppo di applicazioni utili al business, ma anche implementare nuove tecnologie (AI, Business Intelligence, IoT) e sperimentare, per far sì che l’organizzazione possa lavorare meglio, essere più efficiente e costruire il proprio vantaggio competitivo non più (soltanto) su un buon prodotto o servizio, ma sulla capacità di rinnovarsi e di avvicinarsi ai propri clienti. Senza il cloud, tutto ciò sarebbe poco più di una speranza.