Fin dagli albori del fenomeno, fintech e cloud hanno sempre vissuto una relazione fortemente sinergica e, a giudicare dalle previsioni, continueranno a viaggiare insieme anche in futuro. Per comprendere il ruolo del fintech nel sistema finanziario, basti pensare che il mercato, valutato in 111 miliardi di dollari nel 2019, si stima possa raggiungere i 158 miliardi nel 2023, con un CAGR del 9,2% nell’intervallo considerato (fonte: The Business Research Company). Crescendo il mercato dei servizi finanziari innovativi, crescerà parallelamente l’impiego di risorse e tecnologie riconducibili al macrocosmo del cloud.
Fintech e cloud, ovvero l’innovazione nel mercato finanziario
Fintech e cloud, dunque: per comprendere le origini del connubio, bisogna sottolineare la disruption che il fintech ha creato (e sta tutt’ora creando) nel mercato dei servizi finanziari, che fino ad allora non brillava in quanto a innovazione. Fintech ha rivoluzionato il mercato creando servizi completamente nuovi e adattando quelli tradizionali alla semplicità, immediatezza e accessibilità dell’era mobile, ma soprattutto “introducendosi” nella catena del valore dei servizi finanziari con business model innovativi e user experience eccellenti che sono state in grado di conquistare la fiducia dei consumatori finali: robo advisor, pagamenti innovativi, piattaforme di risparmio basate su AI, consulenti virtuali e molto altro, fanno tutti parte dell’universo fintech.
Le sfide del mercato tech e il ruolo del cloud
Fintech è, dunque, l’innovazione del mercato finanziario, e innovazione fa rima con cloud. Le aziende che operano in questo segmento, infatti, devono fronteggiare diverse sfide legate al mercato in cui operano e alla loro posizione, trovando proprio nel cloud un alleato insostituibile. Per prima cosa, gli utenti finali ripongono enormi aspettative nei livelli di servizio che le migliori Fintech sono in grado di garantire e che, oltretutto, devono essere in linea con la stringente normativa del settore. Continua richiesta di implementazione di nuove funzionalità e servizi, aspettative elevatissime e un contatto sempre più stretto e ravvicinato con le proprie community spingono le Fintech ad adottare processi di sviluppo agile che trovano nel cloud un partner impareggiabile. È difficile, infatti, ipotizzare oggi la nascita di una startup Fintech che non sia cloud native.
Secondo tema, anch’esso centrale nel processo di avvicinamento di fintech e cloud, riguarda le prestazioni e la scalabilità del cloud, capaci di avere un impatto importante sulla qualità del servizio offerto. Alte prestazioni significa garantire una latenza infinitesimale in operazioni core come i pagamenti e, soprattutto, un’elasticità tale da assicurare la migliore CX a prescindere dall’aumento – anche repentino – della base di utenti: non dimentichiamo che molti servizi innovativi creati dalle Fintech possono essere impiegati, previa partnership, dagli incumbent del mercato, ampliando a dismisura il mercato e richiedendo una capacità elaborativa e di storage tanto solida quanto elastica. In tal senso, il cloud abilita customer experience eccellenti e quindi favorisce la fidelizzazione senza imporre forti investimenti iniziali in infrastrutture, e lo stesso discorso vale per la business continuity e la resilienza, requisiti essenziali per garantire una buona esperienza e soddisfare la normativa di settore. Il cloud permette, in poche parole, di rendere il fintech estremamente più competitivo ed efficiente, abbattendo i costi operativi e di compliance.
Fintech e cloud: il ruolo dell’analisi e della valorizzazione dei dati
Gli operatori consolidati del mercato finanziario (incumbent) hanno sempre avuto disponibilità di enormi volumi di dati provenienti dalle transazioni dei loro clienti, dagli investimenti, dai servizi di concessione di credito e da molte altre sorgenti. Eppure, raramente li hanno valorizzati: un po’ per carenza di competenze necessarie, ma soprattutto perché si trattava di un’attività non core. Di conseguenza, quasi mai in passato gli operatori hanno sfruttato l’analisi dei dati per plasmare servizi innovativi per la clientela. Al contrario, la capacità di creare valore dai dati è una caratteristica fondante delle Fintech, abilitata proprio dall’impiego di tecnologie innovative che rientrano nel macrocosmo del cloud. Attività come il credit scoring e i sistemi antifrode possono essere particolarmente efficaci sfruttando Machine Learning, AI e altre tecniche avanzate.
Le Fintech realizzano da sempre servizi di valorizzazione dei dati (si pensi ai robo advisor, che fungono da consulenti finanziari virtuali), ma un grosso impulso verso lo sviluppo di questi servizi è stato dato dall’entrata in vigore della direttiva PSD2: semplificando, questa obbliga gli incumbent a fornire agli operatori di terze parti (TPP, ovvero le Fintech) un canale d’accesso ai propri dati, ovviamente previo consenso e con limiti ben definiti. È chiaro che in questo modo, cioè potendo accedere agli enormi patrimoni di dati degli istituti di credito, le Fintech possano creare servizi sempre più avanzati e innovativi rivolgendoli non solo ai propri clienti, ma anche a quelli delle banche stesse con cui possono sviluppare un rapporto di partnership e una sinergia innovativa continua. Si viene a creare, di fatto, una situazione in cui vincono tutti: i clienti, che possono usufruire di servizi di grande valore; le Fintech, che innovano il settore e creano nuovi modelli di business; gli incumbent, che possono rafforzare il legame con i loro clienti e creare nuovi canali di revenue.