Da sempre, il cloud è uno dei trend fintech più forti e duraturi, in quanto abilitatore principale di nuovi modelli di business e di user experience in grado di rivoluzionare dalle fondamenta il settore finanziario. Il successo dei servizi innovativi, che vanno dai pagamenti digitali agli investimenti, è sotto gli occhi di tutti, e la pandemia ha ulteriormente rafforzato la loro centralità rispetto a modalità tradizionali di erogazione e di adozione dei servizi stessi. A testimonianza del suo successo presente e di grandi prospettive future, i dati di business research company preannunciano una crescita del mercato con un CAGR del 9,2% fino al 2023, poi del 10,2% fino al 2025 e del 11,1% fino al 2030.
Il cloud “serve” al fintech perché è il suo principale abilitatore di innovazione. Quest’ultimo, inoltre, non è un trend fintech legato ad un particolare momento storico o a circostanze specifiche (come la pandemia, o l’evoluzione normativa), ma è l’essenza stessa dell’intero fenomeno. Senza innovazione, senza accelerazione del time to market e senza la creazione continua di nuovi servizi connessi, probabilmente l’intero ecosistema dei servizi finanziari starebbe evolvendo ad un ritmo molto più lento dell’attuale. Il cloud permette all’ecosistema fintech di sviluppare rapidamente servizi innovativi, aggiornarli, modificarli e farli evolvere con velocità, assecondando con grinta tendenze emergenti e tutte le forze che costituiscono la domanda.
Il cloud serve al fintech perché permette agli operatori di accedere con costi contenuti a tecnologie esponenziali e di sfruttarle per migliorare l’esperienza dell’utente finale e il business delle aziende di questo settore. Inoltre, non bisogna dimenticare l’aspetto principale di tutto il fenomeno. L’innovazione portata dal cloud permette agli operatori fintech di sviluppare modelli di business legati a singoli segmenti della catena del valore, da cui la nascita di ecosistemi di servizi (es, Open Banking) e di rapporti tra gli operatori del settore, che vanno dai grandi incumbent ai player cloud-native più agili e all’avanguardia. Se in un primo momento il fintech venne considerato come una sorta di minaccia alle posizioni consolidate, oggi le partnership, la acquisizioni e le alleanze sono all’ordine del giorno, a testimonianza di un sistema che non può permettersi alcuna forma di inazione.
Un trend fintech di attualità è l’aumento progressivo e inarrestabile delle minacce cyber, con origine interna o esterna all’organizzazione. Anche qui, il cloud offre risposte più che adeguate, per quanto sia poi fondamentale approfondire il tema distinguendo tra i vari modelli cloud (private, public e hybrid) e trattando i temi delle certificazioni, degli asset e delle competenze dei provider. In linea di principio, oggi un modello cloud correttamente architettato e gestito garantisce sicurezza e data protection al pari di una tradizionale infrastruttura on-premise, anche se il tutto va coordinato con l’esigenza di una buona security awareness.
L’adozione del cloud può avere importanti – e positive – conseguenze sulla continuità del servizio, un aspetto imprescindibile per tutti gli operatori del settore finanziario, dalle grandi banche alle startup fintech. Anche in questo caso è fondamentale adottare il corretto modello cloud in funzione delle proprie esigenze rivolgendosi a un provider che possa fornire adeguati livelli di servizio. In era di smart working, poter contare su un cloud provider con esperienza, competenze, certificazioni e asset adeguati garantisce al personale IT di concentrarsi sull’innovazione e non sugli strumenti che la abilitano, diventando un vero e proprio driver di crescita del business.