Il cloud ibrido sta rapidamente diventando il modello per migrare verso la nuvola. Si tratta, in pratica, di una soluzione composita nella quale l’ambiente cloud è costituito da una parte privata che può essere il datacenter aziendale, sostituito o affiancato dal cloud privato di un provider specializzato e una parte che invece gira sul cloud pubblico. Le tre parti devono essere connesse e integrate. Gartner stima che entro il 2020, il 90% delle organizzazioni adotterà servizi infrastrutturali ibridi.
Passare al cloud ibrido permette di ottimizzare i costi e incrementare l’efficienza. Tuttavia, non è un passaggio banale e deve, anzi, essere attentamente pianificato. Sempre Gartner stima, infatti, che oltre il 50% delle migrazioni supera il budget, l'intervallo di tempo stimato o comporta un'interruzione dell'attività.
Per evitare tutto questo è necessario fare un bilancio dell'infrastruttura esistente. Questo significa valutare l'infrastruttura fisica e/o virtuale con un inventario completo delle applicazioni, della loro criticità, dei livelli di sicurezza e dei loro carichi di lavoro per capire se abbia senso mantenerli in locale o se, al contrario, i workload debbano essere spostati nel cloud privato o pubblico per usufruire di altre funzionalità.
Una migrazione al cloud ibrido non solo alleggerisce i costi dell’IT, ma è anche la scelta più efficiente. L'IT può stabilire le priorità, i livelli di servizio e le tempistiche dei carichi di lavoro da trasferire nei diversi tipi di cloud. Potrebbe non avere senso spostare nel cloud, ad esempio, quei sistemi di fabbrica che a causa della latenza hanno necessità di prossimità con gli impianti di produzione. Per le organizzazioni con vincoli normativi stringenti ed applicazioni critiche di business, poi, è più sensato mantenere alcune applicazioni in un cloud privato altamente specializzato in grado di ospitarle e gestirle completamente.
Un buon punto di partenza è lo spostamento di macchine virtuali poco critiche e file o dati non utilizzati nel cloud pubblico. Il ripristino d’emergenza è un'altra buona opzione per il public cloud, mentre l'IT potrà mantenere in hosted private cloud, le funzioni business-critical.
Fondamentale è mappare gli obiettivi del cloud ibrido in base agli obiettivi e alle finalità aziendali, definendo l'esatto utilizzo della nuvola pubblica e privata mediante un’attenta mappatura degli obiettivi aziendali, al fine di allineare l'organizzazione al business.
Durante il processo di mappatura è necessario lavorare a stretto contatto con i leader aziendali. Dopo avere definito i driver aziendali rispetto alle funzionalità del cloud, è possibile stabilire le priorità rispetto ai servizi che devono essere spostati nella nuvola.
Nella migrazione, la strategia di valutare applicazioni, operazioni e dati può fare una differenza enorme nel mantenere una migrazione organizzata, puntuale e aderente ai costi. Le applicazioni legacy, ad esempio, potrebbero non funzionare nel public cloud, mentre le applicazioni più recenti, senza esigenze di altissime performance potrebbero funzionare molto meglio nel public cloud. Non tutto dovrà essere spostato, fin dall'inizio, quindi valutare correttamente il portafoglio di applicazioni e il corretto percorso di evoluzione del proprio modello IT, soprattutto organizzativo, è fondamentale per prendere queste decisioni.
La migrazione non è un compito che riguarda solo il reparto IT, perché comporta la modifica dei processi e degli strumenti che si propagano all'interno dell'organizzazione. Il coinvolgimento dei dipendenti chiave aiuterà a determinare quali problemi attuali si trovano ad affrontare e come il cloud può risolvere o cambiare le cose in meglio, ma contribuirà anche a mantenere il resto dell'organizzazione nel ciclo durante quello che sarà un cambiamento importante per tutti.
Testare qualsiasi nuovo processo o tecnologia è fondamentale per l'azienda: nella valutazione delle applicazioni e delle risorse, si dovrebbe includere un'analisi comparativa dei livelli di prestazioni e sicurezza accettabili per ogni applicazione e carico di lavoro. I test nel cloud ibrido sono, come ogni altro progetto di migrazione, della massima importanza. Lavorare in questi ambienti comporta l'invio di dati tra l'infrastruttura locale, la nuvola privata e quella pubblica: processi che possono tradursi in margini più o meno ampi di errore se non implementati o testati correttamente. Il corretto dimensionamento della rete e delle risorse storage sono solo alcuni degli elementi da valutare con attenzione. Molti provider offrono strumenti di test automatizzati che possono essere d'aiuto in questa fase.